Finalmente il sole ha preso coraggio regalandoci un bel weekend che già fa sognare la primavera!
La natura non si lascia perdere l'occasione di sfruttare questi primi tepori e manda in avanscoperta le sue avanguardie, facendo sbocciare i primi fiori dopo la pausa invernale!
Nelle zone ombrose ed umide del sottobosco fiorisce infatti il bucaneve (Galànthus nivalis):
'Galanthus' significa in greco 'fiore di latte'; nivalis si riferisce sia al colore, bianco come la neve, sia al fatto che fiorisce talmente presto che spesso accade che spunti da sotto la neve.
Ciò che permette al bucaneve di fiorire così presto è il suo bulbo, nel quale sono già immagazzinate, dall'anno precedente, le sostanze nutritive necessarie (il bulbo è lievemente velenoso, quindi non fatevi frittate di bulbi di bucaneve!). Ciò da al fiore il vantaggio di una minor concorrenza per quanto riguarda le visite dei pronubi, ossia gli insetti impollinatori. Tuttavia questa strategia è usata soltanto da un numero limitato di specie, in quanto in questi mesi ancora freddi sono ben pochi gli insetti impollinatori che se ne vanno in giro! Si tratta insomma di una nicchia ecologica molto ristretta che il bucaneve ha saputo occupare molto bene.
Il fiore del bucaneve è formato da tre grandi tèpali bianchi, e tre petali bianchi macchiati di verde, uniti a formare un tubicino, all'interno del quale si trovano sei stami e uno stilo.
Il fiore è ripiegato verso il basso: quando l'insetto vi entra in cerca del nettare, il suo corpo tocca delle setole poste sulle antere, che fanno sì che il polline ricada cospargendo l'insetto. Quando l'insetto visiterà il prossimo fiore porterà tale polline sullo stigma impollinando il fiore.
Di solito i fiori reclinati non si chiudono alla sera o col cattivo tempo - il bucaneve fa eccezione, principalmente perchè durante il suo periodo di fioritura è ancora ben possibile il periodo di ghiacciate.
Subito dopo il bucaneve viene il periodo di fioritura del crocus (Crocus reticulatus).
A differenza del bucaneve, il crocus fiorisce sui prati: fiorire adesso gli serve quindi a rendersi visibile dagli insetti impollinatori, prima che l'erba cresca e lo nasconda. Ciò gli permette di impiegare meno risorse rispetto ad una pianta a stelo lungo, pagando però come per il bucaneve il prezzo di un periodo di fioritura meno propizio - altro esempio di nicchia ecologica molto calibrata.
Il fiore è composto da tre tepali grandi e tre tepali piccoli; il colore varia da un lilla acceso ad uno talmente pallido da sembrar bianco; sull'esterno ci sono delle bellissime striature viola scuro. La base dei tepali, gli stami e lo stigma sono invece di un giallo acceso.
Il 'reticulatus' del nome scientifico proviene dalle tuniche che ricoprono il bulbo, che formano appunto una rete.
Il crocus reticolatus viene chiamato anche zafferano triestino o zafferano d'istria - è infatti il parente 'nostrano' e selvatico dello zafferano dai cui stimmi dissecati viene preparata l'ononima spezia (anche qui vi sconsiglio di fare esperimenti culinari, se non altro vista la possibilità di confondere il crocus con il velenosissimo colchico)
Nel sottobosco si può trovare un'altra specie in fioritura in questo periodo - benchè il fiore sia molto meno appariscente: è il pungitopo (Ruscus aculeatus).
Le parti spinose somiglianti a foglie sono in realtà parti del ramo modificate chiamate cladodi; le foglie vere e proprie sono delle squamette alla base di questi.
Il fiore è una robettina piccola e verde chiaro, quella macchietta che si vede al di sotto dei cladodi:
La poca appariscenza e la mancanza di colori sgargianti di tali fiori indica che molto probabilmente il pungitopo non si affida agli insetti per l'impollinazione, preferendo mezzi alternativi come l'affidare il polline al vento.
Il pungitopo è conosciuto come pianta ornamentale, a causa delle sue belle bacche rosse; un tempo veniva usato per creare pungenti mazzetti con cui tenere alla larga i topo dalle provviste domestiche - da cui il nome.
Tuttora si usa raccogliere i germogli di pungitopo, che spuntano in primavera, per mangiarli lessi o anche in frittata - in bisiac si chiamano 'scovete', data la loro somiglianza ad una scopa in saggina.
La normativa per la raccolta dei germogli varia da regione in regione, quindi è bene informarsi per evitare multe... ed in ogni caso è buona regola raccogliere quel che basta per una buona mangiata, evitando provviste ingorde!
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