sabato 19 febbraio 2011

Il nocciolo

In questo periodo fiorisce il nocciolo (Corylus avellana)!



Benchè i singoli fiori non siano spettacolari, nel complesso l'effetto è davvero notevole, e sembra che i rami ancora privi di foglie si coprano di tanti tratti dorati!
Il nocciolo non è un vero e proprio albero: tendenzialmente ha una crescita arbustiva, raggiungendo altezze modeste, dai 3 ai 4 metri; solo in rari casi raggiunge altezze superiori (fino a 10 metri) assumendo il portamento d'un albero.
Il nocciolo predilige i posti umidi, spesso all'ombra di altri alberi, ma è di buona bocca e lo si può trovare un po' ovunque, tant'è che una specie colonizzatrice dei prati e dei pascoli incolti.


Il nocciolo è una pianta monoica: sul medesimo albero troviamo cioè sia i fiori maschili che femminili.
In questo periodo non girano molti insetti impollinatori, ma in compenso soffia spesso il vento: perciò il nocciolo usa il vento come mezzo per disperdere il polline (impollinazione anemofila).
Ciò spiega la mancanza di colori vivaci e di profumi dei suoi fiori, che sono necessari in altri casi proprio per attirare gli insetti quali api, o bombi, ecc...

Gli amenti (infiorescenza pendula) gialli sono i fiori maschili;


ogniuno di loro è formato da un'asse centrale e da numerose brattee squamose che proteggono i  quattro stami sottostanti che contengono il polline.

A differenza dei fiori visitati dagli insetti impollinatori, dove il polline è di norma vischioso ed appiccicoso, questo è secco e polveroso, e viene prodotto in più grandi quantita, dato che molto di esso andrà disperso.
Inoltre i fiori son posati su rametti sottili, in maniera da esser scossi dal minimo soffio di vento.
Se provate a scuotere un rametto d'un nocciolo fiorito vedrete uscirne una nuvoletta di polline giallo!

I fiori femminili, posti più a monte del ramo rispetto a quelli maschili, sono minuscoli: sono a forma di gemme, dalle quali sporgono dei filamenti rosso-porpora.
I filamenti rossi sono gli stimmi; ogniuno di essi è coperto di sottilissimi peli adatti a catturare il polline: se il fiore viene fecondato, si sviluppa nella nocciola che tutti abbiamo assaggiato.

Uno dei ruoli importanti di questo albero in un ecosistema è proprio come fonte alimentare: delle nocciole si cibano ghiandaie, nocciolaie, insetti, scoiattoli, ratti, topi e tante altre bestiole ancora- persino certe specie di coleotteri depongono le uova in questo frutto, facendone così parte integrante del loro ciclo vitale!

venerdì 11 febbraio 2011

Cince e codibugnoli

Non sono solo i fiori a rinascere ai primi raggi di sole: non fa in tempo a spuntare il crocus che già si vedono volare le prime api, ancora intontite dai freddi notturni!
Certo, non è ancora primavera, e c'è sempre il pericolo di un ritorno del freddo, di una ghiacciata notturna che  venga a 'mordere' le foglie e i fiori e gli insetti. Ma la natura non sembra curarsi di tali minacce future e sfrutta ogni singola giornata di sole, esplodendo di vita senza paure per il futuro.
Anche gli uccelli sentono già nell'animo la primavera: si sente già infatti dalle cime degli alberi il canto primaverile delle cinciallegre (Parus major - il nome in bisiac di questo uccellino è proprio Parùsula), le cugine più grandi della cinciarella azzurra ; è un canto semplice e grazioso, composto da due note alternate - sembra davvero un richiamo gioioso alla spensieratezza.
Qui potete ascoltarlo.


La cinciallegra si riconosce principalmente per il petto giallo brillante, diviso da una striscia nera, che si allarga sulla pettorina e continua sulla testa formando una calottina nera; sulle guance invece il piumaggio è bianco.
le ali sono blu-grigio mentre il dorso e la schiena tendono al verdolino.

E' più diffusa rispetto alla cinciarella; è meno agile ma più sicura di sè, e non si limita ai rami degli alberi ma scende anche a terra in cerca di granaglie.
L'altra settimana, sui boschi attorno al monte Ermada, ne abbiamo vista una mentre mangiava i semi dalle pigne del pino nero austriaco: la cincia infila prima il becco fra le squame lignee aperte della pigna

poi vola a posarsi su un ramo vicino per mangiare il seme, che non è un pinolo (che è il seme dei pini marittimi) ma un piccolo seme con una squametta che lo rende adatto ad esser trasportato dal vento.


Come dicevamo la cinciallegra non è affatto timida, e capita anche di vederla vicino alle case: se mettete in giardino una ciotola con dei semini è molto facile che vi capiti di vederla!

Un altro tipo di cincia che da noi si vede un po' meno è la cincia bigia (Parus palustris): ci è capitato di vederne una tempo addietro durante un escursione in Slovenia, nei pressi di Vitovlje, vicino a Nova Gorica. Rispetto alla cinciallegra è più piccola; ha sempre il cappuccio nero ma il petto è bianco e le ali e la schiena son grige.



Un uccellino che può somigliare alle cince è il codibugnolo (Aegithalos caudatus), che abbiamo visto sempre sul monte Ermada l'altro sabato: il corpo è più rotondeggiante, bilanciato da una coda allungata e molto slanciata.
Il codibugnolo ha due tipi di piumaggio: nell'Europa meridionale è più scuro ed ha una calottina nera alla  moda delle cince; nel nord invece la testa è interamente bianca ed i colori sono meno intensi.
Il becco è più piccolo rispetto alle cince: infatti il codibugnolo si nutre prevalentemente di insetti.
Il verso lo potete sentire qui.

domenica 6 febbraio 2011

Risveglio

Finalmente il sole ha preso coraggio regalandoci un bel weekend che già fa sognare la primavera!
La natura non si lascia perdere l'occasione di sfruttare questi primi tepori e manda in avanscoperta le sue avanguardie, facendo sbocciare i primi fiori dopo la pausa invernale!

Nelle zone ombrose ed umide del sottobosco fiorisce infatti il bucaneve (Galànthus nivalis):
'Galanthus' significa in greco 'fiore di latte'; nivalis si riferisce sia al colore, bianco come la neve, sia al fatto che fiorisce talmente presto che spesso accade che spunti da sotto la neve.
Ciò che permette al bucaneve di fiorire così presto è il suo bulbo, nel quale sono già immagazzinate, dall'anno precedente, le sostanze nutritive necessarie (il bulbo è lievemente velenoso, quindi non fatevi frittate di bulbi di bucaneve!). Ciò da al fiore il vantaggio di una minor concorrenza per quanto riguarda le visite dei pronubi, ossia gli insetti impollinatori. Tuttavia questa strategia è usata soltanto da un numero limitato di specie, in quanto in questi mesi ancora freddi sono ben pochi gli insetti impollinatori che se ne vanno in giro! Si tratta insomma di una nicchia ecologica molto ristretta che il bucaneve ha saputo occupare molto bene.

Il fiore del bucaneve è formato da tre grandi tèpali bianchi, e tre petali bianchi macchiati di verde, uniti a formare un tubicino, all'interno del quale si trovano sei stami e uno stilo.
Il fiore è ripiegato verso il basso: quando l'insetto vi entra in cerca del nettare, il suo corpo tocca delle setole poste sulle antere, che fanno sì che il polline ricada cospargendo l'insetto. Quando l'insetto visiterà il prossimo fiore porterà tale polline sullo stigma impollinando il fiore.

Di solito i fiori reclinati non si chiudono alla sera o col cattivo tempo - il bucaneve fa eccezione, principalmente perchè durante il suo periodo di fioritura è ancora ben possibile il periodo di ghiacciate.

Subito dopo il bucaneve viene il periodo di fioritura del crocus (Crocus reticulatus). 

A differenza del bucaneve, il crocus fiorisce sui prati: fiorire adesso gli serve quindi a rendersi visibile dagli insetti impollinatori, prima che l'erba cresca e lo nasconda. Ciò gli permette di impiegare meno risorse rispetto ad una pianta a stelo lungo, pagando però come per il bucaneve il prezzo di un periodo di fioritura meno propizio - altro esempio di  nicchia ecologica molto calibrata.
Il fiore è composto da tre tepali grandi e tre tepali piccoli; il colore varia da un lilla acceso ad uno talmente pallido da sembrar bianco; sull'esterno ci sono delle bellissime striature viola scuro. La base dei tepali, gli stami e lo stigma sono invece di un giallo acceso.
Il 'reticulatus' del nome scientifico proviene dalle tuniche che ricoprono il bulbo, che formano appunto una rete.

Il crocus reticolatus viene chiamato anche zafferano triestino o zafferano d'istria - è infatti il parente 'nostrano' e selvatico dello zafferano dai cui stimmi dissecati viene preparata l'ononima spezia (anche qui vi sconsiglio di fare esperimenti culinari, se non altro vista la possibilità di confondere il crocus con il velenosissimo colchico)

Nel sottobosco si può trovare un'altra specie in fioritura in questo periodo - benchè il fiore sia molto meno appariscente: è il pungitopo (Ruscus aculeatus).

Le parti spinose somiglianti a foglie sono in realtà parti del ramo modificate chiamate cladodi; le foglie vere e proprie sono delle squamette alla base di questi.
Il fiore è una robettina piccola e verde chiaro, quella macchietta che si vede al di sotto dei cladodi:

La poca appariscenza e la mancanza di colori sgargianti di tali fiori indica che molto probabilmente il pungitopo non si affida agli insetti per l'impollinazione, preferendo mezzi alternativi come l'affidare il polline al vento.
Il pungitopo è conosciuto come pianta ornamentale, a causa delle sue belle bacche rosse; un tempo veniva usato per creare pungenti mazzetti con cui tenere alla larga i topo dalle provviste domestiche - da cui il nome.
Tuttora si usa raccogliere i germogli di pungitopo, che spuntano in primavera, per mangiarli lessi o anche in frittata - in bisiac si chiamano 'scovete', data la loro somiglianza ad una scopa in saggina.
La normativa per la raccolta dei germogli varia da regione in regione, quindi è bene informarsi per evitare multe... ed in ogni caso è buona regola raccogliere quel che basta per una buona mangiata, evitando provviste ingorde!