giovedì 7 aprile 2011

Bello e pericoloso!

Con le giornate di sole di fine marzo esplode la fioritura del Favagello (Ranunculus ficaria). E' facile vederne sui bordi delle strade di campagna; sulla curva della strada di Doberdò, proprio vicino alla piazzetta dell'olmo di Selz, c'è un punto in cui i suoi fiori brillano in quantità con il loro radioso colore giallo.


I ranuncoli prediligono i luoghi umidi ed ombrosi: da qui ne viene infatti il nome, latinizzazione di un termine greco che significa ''rana'', noto abitante delle paludi. Anche le foglie assomigliano a quelle delle ninfee! Il nome della specie, "ficaria" viene invece da "ficus" per la forma del bulbo, che sembra somigli a un grosso fico.

Come tutte le Ranuncolacee anche il favagello ha appunto un bulbo; le foglie sono cuoriformi, carnose e lucide. Anche i fiori sono particolarmente lucidi, essendo ricoperti di una cera che li fa brillare come se fossero verniciati di fresco - cosa che li rende particolarmente difficili da fotografare se c'è il sole! Spesso sui piccioli si trovano dei ''bulbilli'', cioè piccoli bulbi che si staccano facilmente e, trasportati dall'acqua, consentono la disseminazione.



La devozione popolare spesso usava i ranuncoli per decorare gli altari dedicati alla Madonna, perchè una leggenda vuole che Gesù abbia trasformato le stelle del cielo in ranuncoli per onorare sua Madre.
Ciò nonostante l'intera famiglia delle Ranuncolacee è particolarmente pericoloso per la loro forte velenosità (ci appartiene anche l'elleboro). Il Ranunculus ficaria in particolare è pericoloso anche solo per contatto: basta toccarlo per riceverne un'irritazione simile ad un'ustione, con tanto di vescicolazione.
La ranuncolina in essi contenuta provoca poi, per ingestione, dolori intestinali, insufficenza respiratoria, crampi e tutta una serie di altri sintomi poco piacevoli che possono addirittura culminare con la morte. Il ranuncolo è pericoloso anche per gli animali al pascolo: se ingerito eccesivamente dai bovini ne rovina il latte rendendolo rossastro ed amaro (e, ovviamente, ben poco salutare!). Il veleno di questo fiore tuttavia perde efficacia se disseccato, e può quindi essere usato come componente del fieno per gli animali.
Una volta veniva usato per curar l'artriti: forse i forti arrossamenti da irritazione che provoca richiamavano il calore del fuoco che tanto bene fa per questi dolori, e si credeva che in maniera simile anche il veleno del fiore potesse servire. Non serve dire che è un rimedio da non provare assolutamente!


1 commento:

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