domenica 7 novembre 2010

Furti e contratti

I rapporti che intercorrono fra i vari elementi di un ecosistema sono tutt'altro che idilliaci; fra una specie e l'altra non esistono cose come il mutuo rispetto o l'aiuto disinteressato. Se fra due specie non c'è un rapporto di predazione o un rapporto di competizione per il cibo la loro relazione sarà improntata sull'indifferenza.
La sopravvivenza di un individuo rappresenta la morte di un altro: una lince per vivere deve divorare una lepre, la lepre si nutre di erba e così via. Tuttavia in un ecosistema stabilito rimane un equilibrio costante fra le parti che lo compongono.

Anche fra pianta e pianta troviamo un riflesso di questa lotta quotidiana per la vita: un albero che cresce più degli altri ruberà la preziosa luce alle specie sulle quali le sue fronde getterà l'ombra.
Nella corsa verso la luce alcune specie si prendono una sorta di rivincita sugli alberi, scegliendo di non avere un fusto portante ma di utilizzarne uno esterno già presente: è il caso, ad esempio, dell'edera (Hedera helix).

Questo 'furto' del fusto è un rapporto di tipo parassitico; non nel senso stretto del termine - l'edera non succhia la linfa dell'albero come alcuni credono - ma in quanto se l'edera trae dall'albero un beneficio, il supporto, mentre l'albero ne ha in cambio una diminuzione della superficie esposta alla luce. Un'edera può arrivare a soffocare interamente un albero, coprendolo interamente e togliendogli del tutto la luce impedendogli la fotosintesi fino a portarlo alla morte.


L'edera stessa è vittima di un rapporto in cui solo una delle parti trae giovamento: la sua linfa floematica è infatti succhiata da varie specie di afidi, grazie al loro apparato boccale pungente e succhiante che ricorda un po' una siringa. Dalla linfa gli afidi traggono un nutrimento molto sostanzioso; l'edera invece subisce a causa di essi una notevole risorsa energetica.

Ma non sempre il beneficio di un rapporto va a discapito di una delle parti: è il caso delle cosiddette simbiosi, di cui proprio l'afide ci dà un noto esempio.


Su un'edera che cresce vicino ai laghetti delle mucille proprio ieri abbiamo visto un brulichio di formiche; non erano in cerca di semi o altro, ma si affaccendavano attorno agli afidi che si potevano trovare a piccoli gruppetti scostando le foglie.
Il tipo particolare di simbiosi che intercorre fra questi due insetti si chiama 'trofobiosi' - parola che deriva dal termine greco per 'cibo'.
Per le formiche gli afidi sono infatti quel che le mucche da latte possono esser per noi. Gli afidi producono come sostanza di scarto dei loro processi metabolici una sostanza altamente zuccherina, la melata, che per le formiche è un nutrimento ad alto apporto energetico.
La formica può indurre, con un tamburellare delle antenne sul corpo dell'afide, la produzione da parte di questo di una goccia di melata; la formica la lecca e la accumula nel suo corpo, per poi rigurgitarla una volta arrivata al formicaio, dove verrà conservata come riserva per la colonia.
In cambio di ciò l'afide ottiene dalle formiche una notevole protezione difensiva sia dai predatori, come la temibile coccinella, che dai parassiti che depongono in essi le uova come certi tipi di vespe e di mosche.
Addirittura una specie americana di formiche è usa portare gli afidi all'interno del formicaio nei mesi invernali, per permettere loro di sopravvivere ai rigori del freddo - proprio come un contadino che porta le sue bestie nella stalla!

2 commenti:

  1. ultimamente me impressionava assai i cipressi sul vallon. xe certi coverti de edera, mezi sofegai, con ste foie rosse aliene che li avolgi come spire de carne. fa angoscia.

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  2. Si, l'edera ga questa vitalità famelica, la forza della sopravvivenza a tutti i costi che non varda in faccia nesun.
    Varda anche la strada ogni tant me raccomando :P

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